Corriere della Sera  02/09/2009 - Valeria Crippa
Festival Orientale Occidentale - Rovereto - Italy
Il personaggio Viene dagli Urali. È protagonista con Tatiana Baganova e Natalya Kasparova
La coreografa Olga, ex ingegnere di trattori: racconto l' era sovietica, con un po' di nostalgia
Arte e vita di provincia «Della mia formazione mi è rimasto il modo di costruire i balletti, usando la tridimensionalità». E la compagnia arrotonda lo stipendio nei nightclub

S ulla rotta dello Stretto di Bering, il Festival Oriente e Occidente intercetta, in un inedito dialogo con compagnie statunitensi e canadesi, le traiettorie di tre coreografe della danza contemporanea russa, nebulosa ancora tutta da scoprire, in uno sconfinato universo in cui, per tradizione, campeggiano balletto classico e folclore. Olga Pona, Tatiana Baganova e Natalya Kasparova sono tre protagoniste di una saga che raccoglie le diverse anime della Russia del passato per raccontare la coreografia di oggi. Olga sembra sfilarsi da un film di Ken Loach, girato non nei sobborghi britannici, ma in Russia, tra la classe operaia di Chelyabinsk, una città industriale di un milione e mezzo di abitanti al confine dei monti Urali, scelta da Stalin nel ' 41 per dislocare, lontano dall' avanzata dell' esercito tedesco, la produzione industriale dei carri armati T34 e dei missili Katyusha. Già nel ' 33, Chelyabinsk ospitava uno stabilimento industriale divenuto il principale produttore di trattori caterpillar della Russia. Qui, nel regno dei trattori, si inserisce proprio il curioso destino della Pona, coreografa «strappata all' agricoltura» e alle sue macchine dalla fatale attrazione per la danza. Giunta in città a diciott' anni dalla nativa Novotroisk, al confine con il Kazakistan, per emulare l' amica del cuore, si iscrisse alla facoltà di ingegneria specializzandosi in motori per trattori. «Dopo la laurea in ingegneria - racconta Olga - presi lezioni amatoriali di classico e folclore. Scoprii così di avere più talento per la danza che per l' ingegneria e mi iscrissi, contro le regole ufficiali, all' Istituto Culturale di Chelyabinsk. Della formazione da ingegnere mi è rimasto, in modo inconsapevole, il modo di costruire la danza. All' università la geometria tridimensionale era la mia materia preferita: ora mi aiuta a strutturare le coreografie». Nei primi Anni ' 90, in Russia la danza contemporanea era agli albori. «Quando cominciai - prosegue la Pona - non avevo idea di che cosa fosse. Durante la perestrojka, l' impulso è stato fare qualcosa di diverso. Le poche compagnie occidentali in tour visitavano Mosca, non certo la provincia più remota». Nel ' 92 Olga crea il primo nucleo del suo lavoro, sketch da intrattenimento e numeri di «visual theatre»: ancora oggi i danzatori del Chelyabinsk Contemporary Dance Theater arrotondano i magri stipendi erogati dal Comune della città insegnando o esibendosi nei nightclub. All' Auditorium Fausto Melotti di Rovereto la compagnia porterà, mercoledì 9, «Celestial bodies», pezzo del 2008 che esplora la convivenza conflittuale tra tradizione e modernità, e «The Other Side of the River», calato nella provincia sovietica degli anni Sessanta, in piena ideologia comunista, e sottolineato da spezzoni cinematografici nazionalpopolari, mentre i danzatori richiamano, pattinando su assi da stiro, i rigidi inverni siberiani. Nostalgia per il Soviet? «Sì, lo ammetto - confessa Olga -. Ho vissuto un' infanzia tranquilla in un ambiente protetto, plasmato dall' ottimismo e dall' entusiasmo comunisti. Il mio lavoro non rinnega il passato: oggi, in Russia, tradizioni culturali dell' era sovietica giocano ancora un ruolo, così come certi retaggi pre-rivoluzionari resistevano ancora negli anni del comunismo. Il mio lavoro riflette la vita di provincia, con tutte le sue contraddizioni, nei soggetti che scelgo, nella qualità talvolta caotica della coreografia e nel modo "pericoloso" con cui i ballerini si relazionano tra di loro. La Russia è un mondo non sempre facile». A duecento chilometri da Chelyabinsk, nella città di Ekaterinburg, ha il proprio quartier generale Tatiana Baganova, attesa a Rovereto domenica 6 con il gruppo Provincial Dances in «Maple Garden» e «Les Noces»: vincitrice per due anni consecutivi della prestigiosa «Golden Mask», sfugge alle etichette attingendo, con tratto surreale, alle avanguardie e all' immaginario fiabesco per raccontare il rapporto uomo-donna, in produzioni che le sono state commissionate anche dal Bolscioi e dal Teatro dell' Opera di Perm. Ben più cosmopolita è l' identità di Natalya Kasparova, ex ginnasta di San Pietroburgo, dove nel ' 97 ha fondato il Kannon Dance Center virando, con tocco sofisticato, verso jazz e cinema: giovedì 10 al Teatro Sociale di Trento presenterà «The Song of Komitas» su musiche sacre del compositore Komitas dedicate alla dolorosa storia del popolo armeno.

Valeria Crippa